Il territorio di Capri
Leone, confina con i comuni di Capo d'Orlando, Mirto, Frazzan, San Marco
d'Alunzio e Torrrenova. Le sue origini sono antichissime ed a provare ci
ne sono testimonianza documenti del periodo normanno. Riguardo al nome,
come riporta il Dr. Aldo Sgr nel suo libro "Duae Crapiae", il Comune
aveva la sola denominazione di "Capri", che mantenne fino al 13 novembre
del 1862. In tale data, infatti, gli amministratori dell'epoca aggiunsero
al nome "Capri" il toponimo "Leone", facendo, cos acquisire la nuova
denominazione di "Capri Leone".
Ma sulle origini del nuovo appellativo sussistono tutt'oggi delle tesi
alquanto contrastanti. Tra le pi attendibili quella che vuole il termine
aggiunto per esaltare il coraggio degli abitanti di Capri, distintisi
nelle guerre per l'unificazione d'Italia, unitamente ai garibaldini, ed
anche come vuole Nicotra, "per la ben ordinata Guardia Nazionale,
capitanata da Giuseppe Crimi, che diede prove di valore nei gravi
disordini della vicina Mirto, dove perirono, vittime dell'insano furore
popolare, non pochi innocenti". Invece l'antico "Crapijusu", a cui alcuni
storici facevano risalire l'origine di Capri Leone, pare che invece doveva
rappresentare il vecchio nucleo abitato dell'odierna frazione di Rocca,
"posto lungo il tracciato della via Valeria, alle foci del fiume Zappulla".
Il nome che pi tardi divenne "Zappulla", venne infine sostituito con
Rocca. Il toponimo di "Rocca", derivante dall'attuale rocca che sovrasta
il centro abitato, viene citato per la prima volta dal Meli con la
denominazione di "Rocca dello Cria" ed era gi conosciuta per la fertilit
della sua valle. Intorno al 1850 il centro si suppone fosse gi abbastanza
popolato, in quanto contava gi tre chiese: quella di San Giuseppe; dei
Santissimi Pietro e Paolo in contrada Castellari e la chiesa di Sant'Anna
a Laganeto.
Antico casale della vicina San Marco d'Alunzio, Capri, apparteneva nel
1320 a Vitale De Alojsio di "nobilissima" famiglia di stirpe francese. In
questo periodo, e gi durante il periodo normanno, erano fiorentissime in
questi luoghi l'industria navale e la produzione della seta che
rappresentavano una sicura fonte di reddito per gli abitanti, e questo
spiega il continuo incremento demografico e la continua crescita del
centro marino nonostante le cospicue tassazioni che aumentavano di giorno
in giorno. L'industria navale per ben presto dovette chiudere i battenti
a causa del dissennato disboschimento durato pi di un secolo, che aveva
impoverito oltremodo le riserve di legname nei boschi circostanti, mentre
si mantenne a lungo fiorente la produzione della seta almeno fino alla
fine del 1600, scemando poi man mano fino a cessare del tutto negli anni
successivi alla seconda guerra mondiale, per effetto dei nuovi processi di
produzione e scambi avutisi a seguito del boom economico degli anni
Sessanta.
Con la famiglia Alojsio, che mantenne il possesso di Capri e Rocca fino
al1342, comincia la saga feudale dei borghi. Agli Alojsio succedettero gli
Aragona. Questa famiglia mantenne il possedimento fino al 1377, quando si
ribell al R Martino il Giovane, e come punizione fu privata di Capri e
di tutti i suoi averi. Un'altra famiglia che ebbe un ruolo fondamentale
nella storia di Capri e Rocca, fu la famiglia Filangeri anch'essa di
origini francesi, come gli Alojsio. I Filangeri furono signori di Capri
dal 1398, e dopo un breve periodo in cui il territorio insieme a Mirto e
Fitalia, appartenne a Lancellotto di Larcan, signore di San Fratello, la
famiglia Filangeri, riapparve nel 1453 con Riccardo secondogenito di
Francesco, che si fregi del titolo di conte e, nello stesso tempo, gli fu
data l'investitura del casale di Mirto, Crapi e Frazzan".
Nel 1497 sotto il conte Girolamo Filangeri, che intanto era entrato in
possesso di San Marco e dei casali di Pietra di Roma, gli abitanti di
Crapi per volont del vicer di Sicilia, Giovanni de La Nuca, ottennero
diversi privilegi, tra i quali il permesso di far pascolare le bestie nel
bosco della "Suvarita", dove potevano anche tagliare i rami degli alberi;
l'esenzione del pagamento per il mantenimento della guardia di Pietra di
Roma; la possibilit di pascolare le bestie nella pianura di Rocca; il
libero uso della caccia; la remissione per le accuse criminali fatte dal
signor conte alla Regia Gran Corte; la restituzione dei pegni e l'elezione
popolare dei giudici civili. In cambio dovevano al conte un donativo di
100 onze. Invece, dice Sgro, "nel caso di disapplicazione dei capitoli da
parte del conte, era prevista una penale di 1000 fiorini a suo carico e
dei suoi eredi, da versare al regio fisco". Naturalmente questa
imposizione non piacque ai Filangeri che loro malgrado dovettero
sottostare al vicer. Nella concessione di tutti questi privilegi, alla
cronaca dell'epoca, appare evidente una grande protezione del clero locale
ai Procuratori di Crapi, clero che fu subito punito dai signorotti locali
con angherie e violenze di ogni genere.
Nel 1507 Gerolamo Filangeri vendette i casali di sua propriet, compresi
Capri e Rocca ai Balsamo. Questa famiglia di piccola nobilt (molti
storici li definivano addirittura mercanti), acquist con il possesso
delle terre il titolo di baroni. E il momento in cui inizia a diffondersi
il banditismo, che non fu un fenomeno isolato, forse in relazione alle
difficolt "politiche" in cui versavano le piccole comunit, oppresse dal
potere feudale, anche se sotto i Balsamo, Crapi ottenne ulteriori
privilegi.
Nel 1594 il borgo ritorn ai Filangeri, riacquistata da don Gerolamo. Vito
Amico riferisce che Capri, dopo il 1604, fu trasferita come pegno a vari
signori, tra cui i Branciforte e i Cardona, cui apparteneva nel 1620.
Capri ritorn ai Filangeri nel 1750, dopo aver subito le devastanti
conseguenze del terremoto del 1693 e della terribile alluvione del 1682.
Con l'abolizione del feudalesimo nel 1812, quando la Provincia di Messina
fu divisa nei distretti di Messina, Castroreale, Patti e Mistretta, Capri,
venne inclusa nel distretto di Patti, e venne donata alla diocesi.
Patrioti "fin nel midollo", gli abitanti del luogo ebbero una parte
importante nei moti rivoluzionari che portarono all'unit d'Italia, e
molti di loro persero la vita al servizio della patria, partendo come
volontari dietro le truppe di Garibaldi. E fu proprio in questo periodo
che Capri aggiunse l'appellativo di Leone al suo nome originario, forse
per distinguersi dalla pi famosa localit della Campania. Nacquero i
primi consigli comunali, eletti su base censitaria e questo comportava il
pi delle volte che a reggere le sorti del Comune fossero quasi sempre gli
stessi elementi, a volte pure appartenenti alla stessa famiglia.
Sotto le sindacature di Gaetano Camma furono create alcune iniziative,
destinate ad aiutare economicamente i cittadini, come il "peculio", che
consisteva in un ammasso di cereali da cui i contadini pi poveri
prelevavano una certa quantit di grano sufficiente alla semina, che
veniva restituita, con gli interessi, al momento in cui veniva effettuato
il raccolto, e la costruzione di un mulino comunale, in cui veniva
effettuata la macinazione dei cereali. Da segnalare, inoltre, gli sforzi
sostenuti dall'amministrazione comunale del tempo, per la costruzione di
una strada provinciale, "attraverso voti rivolti alle autorit competenti
con vari atti ufficiali".
Nel 1910 sotto la sindacatura di Cesare Coco, venne fatto uno dei primi
tentativi per il rilancio turistico della cittadina con la concessione
dell'autorizzazione per l'apertura dell'albergo "Belvedere" e la richiesta
dell'istituzione di una ricevitoria postale a Rocca. Aldo Sgro dice che
questa fu una fase importante per la comunit di Capri Leone, non tanto
per le opere pubbliche realizzate quanto per l'impulso dato allo sviluppo
civile del paese. "Nel maggio del 1915 si provvide, infatti, ad avanzare
richiesta per la realizzazione degli impianti e per l'istallazione degli
uffici telegrafici, mentre nell'aprile del 1922 si richiese il
collegamento telefonico del centro".
Nel 1916 venne realizzato il lavatoio pubblico, mentre nel 1924 fu
installato l'orologio da torre e regolamentata la macerazione dei lini. Il
Comune sempre in questo periodo ader al Partito Nazionale Fascista e
confer la cittadinanza onoraria a Mussolini. Furono incrementati gli
scambi commerciali e si istitu anche una fiera che si teneva in occasione
della festa di Sant'Antonio di Padova, e nello stesso anno si tent di
mettere fine al problema idrico. Problema per risolto solo di recente.
Nel 1927 il podest Alfio Lo Cicero decret il trasferimento del centro
abitato di Capri Leone, nella frazione di Rocca, che stava avendo un
notevole sviluppo, grazie anche alla sua posizione pi favorevole sulla
costa.
Inoltre, fu anche istituito un servizio di raccolta della
spazzatura, si ader alla Confederazione degli Enti autarchici, si ridusse
lo stipendio ai dipendenti comunali per contenere la crisi del dopo
fascismo, venne istituito il riposo festivo e venne autorizzata
l'istallazione a Rocca di un impianto di distribuzione di benzina di 3000
litri.
Nel 1935 il centro fu dotato di una farmacia mentre nel 1939 che ci fu la
richiesta da parte del podest Nunzio Santoro, per istituire una
delegazione per lo stato civile a Rocca, che fu approvata solo dopo il
1946, insieme alla costruzione del nuovo cimitero.
Gli anni che vanno dal 1952 al 1956 non sono particolarmente degni di nota
per la vita politica di Capri Leone, forse fatta eccezione per il
considerevole aumento dei consiglieri di Rocca rispetto a quelli di Capri
Leone. Su quindici rappresentanti in consiglio, infatti, ben sette erano
di Rocca, tra i quali figurava anche Giuseppe Grasso che ha retto le sorte
del Comune per circa 40 anni.
Le elezioni del maggio del '56, portarono un successo per la frazione
Rocca, che elesse dodici consiglieri, contro i tr di Capri Leone centro.
E questo grazie all'aumento della popolazione della frazione, in cui nel
frattempo si erano riversati molti immigrati dai paesi vicini. Questo
stato di cose port parecchio astio tra i mmbri di Capri Leone e di
Rocca, perch i primi si vedevano defraudati del governo della citt in
favore dei nuovi arrivati. Questo inconsueto campanilismo che durato per
parecchi anni oggi andato via via assottigliandosi fino a scomparire del
tutto.
Nel 1962 cominci la lunga esperienza di Sindaco di Giuseppe Grasso (padre
dellattuale Sindaco Bernardette Grasso) in seguito a una mozione di
sfiducia che aveva fatto decadere la giunta guidata dal precedente sindaco
Basilio Lazzaro, e da quel momento non lasci pi la carica fino al 2001,
anno in cui in cui venuto a mancare a seguito di una lunga malattia.
Dopo un breve periodo di commissariamento, a reggere le sorti del Comune
pass, alla fine del 2001, Giuseppe Musarra il quale rimase Sindaco fino
al 2005. A seguito di un ricorso tanto discusso, infatti, il Consiglio di
Giustizia Amministrativa accolse le ragioni della rivale Berbardette
Grasso che, quindi subentr alla guida di Capri Leone. Le successive
elezioni del 2007 diedero sempre ragione alla Grasso che a tuttoggi
Sindaco della citt.
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Diversi, anche se poco
noti, sono le opere storiche di cui vanta la nostra Capri Leone. Una di
esse la Chiesa di San Costantino, patrono del paese. Risalente al XVI
secolo, la si nota appena arrivati nella piazzetta principale del centro.
Al suo interno si pu ammirare un grande e bellissimo quadro raffigurante
il battesimo di San Costantino. Il dipinto, un olio su tela, misura cinque
metri di lunghezza per tr e mezzo di larghezza ed di epoca seicentesca.
Ai lati dell'unica navata della Chiesa si notano altri due dipinti
risalenti al 1720 che rappresentano l'Immacolata e la deposizione dalla
Croce; entrambi sono oli su tela di un artista locale: il sacerdote Petrus
Etta. Solitaria, sul lato sinistro della chiesa, si trova invece la statua
di San Costantino; ma quella che colpisce maggiormente l'occhio del
visitatore gi dalla soglia del sagrato una bellissima statua in marmo
della Vergine, che presumibilmente rappresenta l'Immacolata, e di cui non
si conosce con certezza l'autore, anche se molti attribuiscono la
paternit al Gagini.
Appena usciti dalla chiesa, in una piazzetta secondaria, che rappresenta
l'appendice della piazza principale, si pu ammirare una fontana in
pietra, dove si notano due leoni dalle cui bocche fuoriescono limpidissimi
getti d'acqua. Il primo leone in cemento, accovacciato; il secondo pare
del XV secolo ed stato realizzato in marmo rosso di San Marco. Ambedue
sono stati scolpiti da artigiani locali.
Sempre in Piazza Vittorio Emanuele si trova il palazzo baronale dei
Filangeri, la nobile famiglia che resse le sorti di Capri Leone per
diversi secoli, anche se alternandosi per brevi periodi con altre famiglie
di feudatari. Questo storico edificio purtroppo non conserva ormai quasi
nulla degli antichi splendori di un tempo, ma nonostante tutto ancora
una piacevolissima costruzione, con accanto un trappeto per la lavorazione
dell'olio d'oliva. Scendendo pi a valle per una delle ripide e
caratteristiche stradine del centro storico di Capri Leone, arriviamo in
una piazza sulla cui sinistra si erge maestosa un'altra chiesa dedicata
alla Santissima Annunziata, ma dagli abitanti conosciuta affettuosamente
come chiesa del convento, sovrastata da uno "svettante" campanile del XV
secolo. Sulle origini della chiesa gli storici non sono concordi, alcuni
fanno risalire il fabbricato ai primi del 1300 altri, invece, al XVI
secolo.
Attualmente questa chiesa in fase di restauro e se ne prevede, breve,
lultimazione dei lavori.
Anche la graziosa frazione di Rocca, stante la sua storia sia pi recente,
pu vantare monumenti di rilievo, come il palazzo Cupane, ancora in ottimo
stato e, comunque, struttura di propriet dellomonima famiglia; sempre a
Rocca di Capri Leone vi sono anche la chiesa di Maria Santissima Rosario e
quella di Nostra signora di Czestochowa ed infine il bellissimo Santuario
dedicato Madonna del Tindari, restaurato nel 1986.
La chiesa Maria Santissima del Rosario stata costruita agli inizi del
900 e successivamente ampliata. L'interno ad un'unica navata e al centro
conserva un trittico ligneo raffigurante la Madonna del Rosario con il
Bambino, con ai due lati Santa Caterina e San Domenico. L'opera fu
eseguita da un artista calabrese nel 1933.
La chiesa di Nostra Signora di Czestochowa stata dedicata alla visita
del Papa a Tindari nel 1990, ed stata costruita nel 1990
All'interno della chiesa, degno di rilievo, un bellissimo altare in marmo
rosa con quattro splendidi angeli in bronzo, di cui due sostengono un
tabernacolo a forma di mappamondo, e due un'icona di fine fattura con
fossa ad oro raffigurante la Madonna nera della Polonia dono, con firma
autografata dal Papa Sua Santit Giovanni Paolo, alla delegazione di Capri
Leone dellepoca guidata dal sindaco Giuseppe Grasso.
In un'oasi di quiete che domina tutta la cittadina, sorge il "particolare"
santuario della Madonna del Tindari, nella cui architettura d'avanguardia
si possono trovare anche i resti del vecchio fortino di Rocca (allepoca
chiamato in gergo u palummaru). Il santuario venne inaugurato nel 1986, e
la piccola Madonna del Tindari che originariamente sovrastava la
costruzione fu sostituita dall'attuale grande statua in
vetroresina realizzata
Andrea Trisciuzzi.
Fanno da corollario a tutto il Santuario i "misteri" in bronzo
(raffigurazione della Via Crucis), che adesso fanno bella mostra sul
luogo, per la gioia e la devozione dei fedeli e dei numerosi visitatori. |